È pulizia etnica

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“Abbiamo camminato a piedi, giorno e notte, fino al confine tra la Libia e la Tunisia. Siamo scappati dai lager e dai respingimenti libici per trovare di nuovo respingimenti brutali, percosse, umiliazioni sia alla frontiera sia in territorio tunisino”.


Sono arrivate più di 100 persone negli ultimi 3 giorni al presidio di Baobab Experience: sono sudanesi e sud sudanesi.


Fuggono da un conflitto perenne e una crisi alimentare esasperata dal cambiamento climatico. Anziché protezione trovano solo violenza.


“La Tunisia non è un paese sicuro per rifugiati e migranti”.


Le immagini che provengono da Sfax, il principale punto di partenza tunisino per Lampedusa, mostrano una caccia al migrante istituzionalizzata. Militari e comuni cittadini armati di machete inseguono gli africani sub-sahariani per le strade, irrompono nelle loro case, li derubano e li ammassano a terra come rifiuti.


Eppure, Unione Europea e Italia continuano ad affermare che la Tunisia sia un paese sicuro: obiettivo è farne una nuova Libia.
Barattare, di nuovo, soldi per migranti: pagare l’ennesimo dittatore di turno per non far partire le persone.
Con ogni mezzo necessario.


Ma “partire dalla Tunisia è più semplice e più economico.
E siamo abituati al razzismo e alla violenza della Libia. Ci nascondiamo e cerchiamo di partire il prima possibile, pregando di sopravvivere al mare”.


Dal 2 luglio, lungo il deserto al confine tra Tunisia, Libia e Algeria sono state deportate dalle forze di sicurezza tunisine 700 persone di origine subsahariana. Sono state lasciate senza acqua e cibo.


È probabile siano morti tutti.
È pulizia etnica.

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