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2015/2020 Baobab Experience – Cronistoria

In cinque anni di appelli, testimonianze e impegno solidale in cui Baobab Experience ha provato a colmare un grave vuoto istituzionale, non abbiamo assistito a nessun passo in avanti nel riconoscimento del valore umano e sociale dell’accoglienza, della messa in sicurezza e dell’integrazione dei migranti e del danno umano e sociale che derivano invece dall’ignorare, dal rendere invisibili e dal trascinare ai margini esseri umani già duramente provati.

Dal 2015 abbiamo subìto in totale 40 sgomberi, perquisizioni e identificazioni in cui sono andate perse donazioni, beni di prima necessità, documenti e importanti effetti personali dei migranti. Ma non si sgombera un’idea: la convinzione della necessità di FARE COMUNITA’ e di ri-costruire un punto di prima accoglienza e di orientamento per i migranti in transito e di supporto agli uomini, alle donne e ai bambini esclusi dai percorsi istituzionali di inclusione si è solo rafforzata.

Giugno 2015 – Centro Baobab –  L’Ex Centro Baobab a via Cupa n° 5, una bellissima realtà autogestita di co-housing, servizi e attività culturali,  era dal 2004 un punto di riferimento per tanti migranti. A seguito dello sgombero della Baraccopoli a Ponte Mammolo, i migranti che si rivolgono al Centro sono circa il triplo della capienza massima. Contemporaneamente Roma vive l’arrivo dei primi grandi flussi migratori e ci si stringe condividendo lo spazio, si distribuiscono pasti anche per 900 persone al giorno e si organizzano raccolte di vestiti e beni di prima necessità. E’ un richiamo solidale spontaneo: le persone sono mosse dal proprio senso civico e da valori di solidarietà.  Con l’arrivo del freddo, la polizia sgombera migranti e volontari dall’edificio, lasciandoli in strada. E’ in strada che verrà allestito il primo presidio informale come info-point e hub di prima accoglienza per tutti i migranti in arrivo a Roma.

Maggio 2016 –  Via Cupa, 5 – Le volontarie e i volontari danno vita a una Associazione: “Baobab Experience”. Trascorso l’inverno, a Via Cupa spuntano le prime tende, le attività di volontariato proseguono nonostante le difficoltà oggettive della vita di strada cui sono costrette centinaia di persone. Dal giugno 2015 sono 53 mila i migranti che sono passati per il Centro Baobab. Il 95% sono transitanti, people on the move: non vogliono restare in Italia, ma proseguire il loro viaggio alla volta della Francia, della Germania e del Nord Europa.

Settembre 2016 –  Piazzale Spadolini –   Arrivano di nuovo i blindati della polizia su cui vengono caricati i migranti, i beni vengono gettati via e i volontari sparpagliati. Dopo aver girato per il quartiere braccati dai blindati della polizia, migranti e volontari trovano un’isola di pace a Piazzale Spadolini, sul versante est della Stazione Tiburtina. Il 27 Aprile 2017, le forze dell’ordine eseguono lo sgombero anche di questo presidio, operazione accelerata dalla concomitante apertura dei nuovissimi uffici del gruppo BNL-Parisbas.

Giugno 2017 – Piazzale Maslax  – I migranti si ritrovano in un parcheggio abbandonato dietro l’Hub della Stazione Tiburtina. I volontari e la rete di Associazioni allestiscono il campo alla meglio, grazie alle donazioni dei cittadini, ma la necessità e la virtù non fermano il penultimo sgombero: la Questura, insieme alla polizia municipale e all’AMA, distrugge tutto ciò che c’è al presidio: tende, effetti personali dei migranti (compresi documenti, soldi, foto e ricordi personali), gazebi, armadietti, sedie, tavolini, i nostri striscioni dove si leggeva “Refugees Welcome” e “Unione di tutti i popoli”. Un vero e proprio accanimento, tra l’altro illegale, in assenza di un’istanza di sgombero firmata da un magistrato. La sera stessa di martedì siamo rientrati nel piazzale e abbiamo iniziato a ricostruire il presidio nonostante la minaccia costante di sgombero. Sgombero che arriva puntuale il 19 giugno, quando dopo aver fatto portare via tutto ciò che c’era nel parcheggio, Ferrovie dello Stato su sollecitazione della prefettura, ne blocca l’accesso con cinque barriere di cemento armato dette “New Jersey”.

Storia di MASLAX – Il sistema di Dublino e la “slow life” dei Centri di Accoglienza Straordinari che depersonalizza e uccide

Pizzale Maslax sulle mappe non esiste ma abbiamo deciso di ribattezzare da subito quel pezzo di asfalto lontano dagli occhi ma non dal cuore: Maslax era un nostro amico, la cui storia è diventata drammaticamente simbolica del girone infernale dei rifugiati che arrivano in Europa. Si chiamava Maslax Maxamed, veniva dalla Somalia e aveva 19 anni quando si è tolto la vita. E’ arrivato la prima volta in via Cupa confuso, disorientato ma ancora pieno di speranza. A Ottobre del 2016 era riuscito ad arrivare a Bruxelles insieme a un amico sudanese. Lì, aveva riabbracciato la sorella, partita anni prima. A fine Gennaio, però, è stato rispedito a Roma dalla polizia belga in linea con il Sistema di Dublino, l’accordo europeo che prevede che il migrante che arriva in Europa sia costretto a fare domanda di asilo nel paese di primo accesso. Trasferito al CAS (Centro di Accoglienza Straordinario) di Pomezia, ci scriveva, ci chiedeva di andarlo a trovare o di andarlo a prendere. Ci parlava della “vita lenta” al centro, della mancanza di stimoli e di vera accoglienza. Ogni tanto spuntava a Piazzale Spadolini per salutarci e stare un po’ in compagnia , soprattutto nelle ore della cena, quando il presidio si popola.  Dopo il distacco dalla sorella e l’abbandono nel CAS, Maslax non era più lo stesso: come molti altri ragazzi, avrebbe preferito dormire in una tenda sul marciapiede piuttosto che tornare a Pomezia: al presidio trovava quell’umanità che al CAS mancava, le interazioni alla pari, lo scambio umano, l’interazione. La notizia arrivò il 16 Marzo: Maslax si era tolto la vita in un parco pubblico a Pomezia.

Baobab Experience resiste nonostante nuove barriere. 

Piazzale Spadolini, again – lo sgombero a Piazzale Maslax è quello che molti ricorderanno: lo sgombero mediatico per antonomasia. Al centro dello spazio dove sorgeva la tendopoli dove trovavano riparo più di 300 migranti, fu allestita una recinzione che consentisse ai giornalisti di presenziare allo show di una ruspa che abbatteva e trascinava via i resti dei ripari dei senza fissa dimora. E’ lo sgombero del novembre 2018, voluto da Salvini e da lui celebrato con un tweet. Alcuni degli ex ospiti del presidio trovano la collocazione dovuta ma fino a quel momento negata, altri non la trovano neppure allora. E così, ancora una volta, Roma realizza che le persone non scompaiono come polvere sotto al tappeto e che gli sgomberi senza l’identificazione di soluzioni alternative sono solo atti di sopruso e violenza. Naturalmente, spontaneamente, il vicino Piazzale Spadolini, torna ad essere il punto di ritrovo di transitanti in arrivo e in partenza dalla Stazione ferroviaria di Roma e dallo snodo capitolino dei pullman a lunga percorrenza, dei richiedenti asilo esclusi dal circuito istituzionale dell’accoglienza e dei volontari che quotidianamente offrono supporto assistenziale, legale, abitativo, lavorativo, formativo e medico-sanitario.